C’è una malinconia strana, quasi antica, che attraversa oggi la rete dei giocatori e degli appassionati di Tolkien. Una sensazione che sa di occasione perduta, di promesse non mantenute, di una porta che stava per aprirsi su Arda e che, invece, si è chiusa nel silenzio. La Terra di Mezzo, quella vera, quella che pulsa di storie e destini intrecciati, sarebbe dovuta tornare a vivere non soltanto sul grande schermo con La Caccia a Gollum, ma anche nel più mutevole dei regni moderni: quello del videogioco.
Secondo quanto rivelato da Insider Gaming, un nuovo titolo tripla A ispirato a Il Signore degli Anelli era in sviluppo, un progetto ambizioso e visionario che avrebbe potuto ridefinire il fantasy digitale. Un mondo interattivo capace di riportare i giocatori là dove tutto era cominciato, tra le colline verdi della Contea e le ombre di Mordor. Ma quel mondo non nascerà mai.
Il sogno infranto
Tutto è crollato nel momento in cui Amazon ha annunciato 14.000 licenziamenti in tutto il mondo, una mossa che la compagnia ha giustificato come necessaria per favorire l’adozione sempre più estesa dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi. Eppure, dietro questa parola ormai onnipresente — AI — si cela qualcosa di più profondo: una linea di confine che separa il progresso dall’umanità.
L’onda dei tagli non ha risparmiato Amazon Games, e con essa il progetto che avrebbe dovuto restituire alla saga di Tolkien la sua grandezza videoludica. L’MMO ispirato a Il Signore degli Anelli, annunciato nel 2023 in collaborazione con Embracer Group, è stato cancellato prima ancora di prendere il volo.
A confermarlo non è stata una nota ufficiale, ma un post carico di amarezza pubblicato su LinkedIn da un ex senior gameplay engineer della compagnia:
“Questa mattina sono stato coinvolto nei licenziamenti di Amazon Games, insieme ai miei incredibilmente talentuosi colleghi di New World e del nostro nascente gioco de Il Signore degli Anelli (l’avreste adorato).”
Parole semplici, ma capaci di trafiggere ogni appassionato come la lama di un Morgul. Il post è sparito poco dopo, ma l’eco della delusione ha viaggiato veloce. Nessuna smentita, nessuna spiegazione: solo il silenzio, come dopo una battaglia perduta.
L’ombra dell’intelligenza artificiale
C’è un’ironia amara, quasi crudele, nel fatto che proprio la saga che racconta la corruzione del potere venga oggi sacrificata sull’altare dell’automazione.
L’intelligenza artificiale è diventata la nuova fiamma di Sauron del mondo tecnologico: promette efficienza, ma rischia di divorare la creatività. E nel regno dei videogiochi, dove il sogno e l’emozione umana sono tutto, questa è una minaccia che suona come una profezia oscura.
Il licenziamento di migliaia di sviluppatori è il simbolo di una transizione che sta riscrivendo le regole dell’intrattenimento digitale. Ma la domanda resta sospesa, come un presagio: può una macchina comprendere davvero la malinconia di Frodo, la saggezza di Gandalf, la luce di Lórien che si spegne all’alba?
Forse no. Forse è proprio in quel limite che la Terra di Mezzo trova la sua anima — e che il mondo moderno sta rischiando di perdere.
Il progetto che avrebbe potuto cambiare tutto
Le informazioni raccolte negli ultimi mesi delineavano un sogno di proporzioni titaniche. Il gioco, sviluppato sotto la supervisione di Embracer Group, doveva essere un action RPG in terza persona con una forte componente open world, costruito per restituire ai fan un’esperienza immersiva e narrativa senza precedenti.
Si parlava di un finanziamento parziale dell’Abu Dhabi Investment Office, per un totale di circa 100 milioni di dollari. Un investimento degno di un’epopea digitale, che avrebbe dovuto fare da contraltare a produzioni come Hogwarts Legacy.
L’obiettivo era chiaro: far vivere la Terra di Mezzo come mai prima d’ora, intrecciando libertà d’esplorazione, narrazione dinamica e una tecnologia di nuova generazione capace di evocare l’atmosfera magica e malinconica dei romanzi di Tolkien. Non più un semplice tie-in, ma un mondo vivo, pulsante, nel quale il giocatore avrebbe potuto forgiare il proprio destino come un eroe di Arda.
Dietro questo sogno c’erano Embracer, Revenge Studio e un gruppo di partner internazionali tenuti nel più stretto riserbo. Dopo lo scivolone di The Lord of the Rings: Gollum, accolto da pubblico e critica con freddezza quasi glaciale, il colosso svedese voleva riscattare l’eredità tolkieniana, costruendo un’opera capace di coniugare rispetto filologico e innovazione narrativa.
La promessa mancata
Immaginate di attraversare i ponti di Khazad-dûm con la torcia che vacilla nell’oscurità, di sentire il suono lontano degli zoccoli a Rohan, o di scorgere la bianca città di Minas Tirith stagliarsi contro il tramonto.
Ogni passo, ogni decisione, ogni battaglia avrebbe dovuto avere un peso reale, una risonanza emotiva. Il giocatore non sarebbe stato un semplice osservatore, ma un viandante in un mondo vivo, fatto di scelte morali e conseguenze.
Eppure, tutto questo resterà una visione mai realizzata. La luce di quella fiamma si è spenta prima di poter brillare. Il progetto, come molti sogni troppo grandi, è stato inghiottito dalle logiche aziendali, vittima di un’epoca che preferisce algoritmi e bilanci alla magia e alla speranza.
Un addio alla Terra di Mezzo digitale
Per i fan di Tolkien, abituati a convivere con la nostalgia del passato e l’attesa di un ritorno, questa cancellazione ha un sapore tragico.
Dopo Gollum, dopo gli annunci e le promesse, c’era la sensazione che qualcosa di nuovo stesse per nascere: un ponte tra letteratura e interattività, tra mito e tecnologia. Ma come la compagnia dell’Anello divisa ai bordi dell’Anduin, anche questo sogno si è dissolto.
È difficile non pensare al simbolismo di tutto ciò. Mentre la Terra di Mezzo parla di sacrificio, amicizia e speranza contro il dominio della macchina e dell’ombra, noi assistiamo a un mondo reale che sceglie la strada opposta: quella in cui l’uomo cede la fiamma del fuoco creativo all’intelligenza artificiale.
Non ci sarà più un giocatore a varcare le soglie di Moria, né un hobbit digitale a piantare i piedi nudi nell’erba della Contea. Resteranno solo i concept art, i documenti di produzione, e quella frase — “l’avreste adorato” — sospesa come una pietra tombale sopra un sogno spezzato.
L’eco dei canti perduti
La Terra di Mezzo non è mai stata solo un luogo: è uno stato dell’anima. È il bisogno umano di credere che, anche nelle epoche più oscure, ci sia ancora bellezza capace di resistere.
Forse per questo fa così male sapere che quel mondo, almeno per ora, non tornerà.
Ma, come scrisse Tolkien stesso, “non tutto ciò che è oro brilla, né gli erranti sono perduti”.
Forse un giorno, da qualche parte, un nuovo team, libero dai vincoli del profitto e delle intelligenze artificiali, tornerà a camminare tra i sentieri di Lothlórien, portando di nuovo la luce dove ora regna il silenzio.
Fino ad allora, la Terra di Mezzo continuerà a vivere nei nostri cuori, come un canto lontano che nessun algoritmo potrà mai replicare.
L’articolo Amazon cancella l’MMO de Il Signore degli Anelli: la Terra di Mezzo trema sotto il peso dell’intelligenza artificiale proviene da CorriereNerd.it.









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