Alla Google I/O 2025, a Mountain View (il loro santuario privato), il nuovo mantra è risuonato forte e chiaro: basta con il “lascia che Google faccia il Googling per te”. Ora abbiamo un’intelligenza artificiale così avanzata che non si limita a trovarvi le risposte, ma le amplifica, le potenzia e, in pratica, vi libera dall’onere di interagire col web. Sì, avete capito bene: diventeremo esseri digitali quasi inutili. La modalità AI, per ora una timida tab, con gioielli come Deep Search, Deep Think e l’enigmatico Project Mariner, promette di surclassare la semplice ricerca.
Questi nuovi “giocattoli” non si accontentano di fornirvi risultati: ragionano, trasformano, uniscono i puntini, sintetizzano e addirittura creano contenuti originali. Tutta quella fatica spesa per sviluppare il ragionamento critico (che ridere!), imparare a distinguere le fonti attendibili (quelle che non sono fake news, per capirci) e destreggiarsi nella giungla informativa? Potrebbe diventare un ricordo così lontano da non essere nemmeno una nostalgia. Project Mariner, in particolare, ci delizia con un futuro in cui l’AI naviga da sola, prenota voli, compara prezzi (addio sconti segreti!) e persino finalizza acquisti per noi. Non più un intermediario, ma un vero e proprio agente attivo che vi farà sentire ancor più superflui. E tutto questo, ci ricorda Google con un sorrisetto sornione, è frutto di anni di sviluppo sui modelli linguistici, una tecnologia che, oh sorpresa, “in gran parte, loro stessi hanno inventato”. Dite la verità, non ve l’aspettavate, vero?
Gemini e i suoi amichetti modelli non sono semplici motori di ricerca con il turbo, ma un vero e proprio salto quantico nella comprensione e nell’elaborazione delle informazioni. Con 1,5 miliardi di persone che ogni mese si beano degli AI Overview, il futuro non è alle porte, è già entrato e si è pure messo comodo sul divano.
Dal Costrutto Culturale al Reperto Storico: E quindi, i link blu li buttiamo?
La metafora è usurata, ma calza a pennello: non stiamo semplicemente voltando pagina, stiamo cambiando il metodo. La pagina dei risultati, con la sua insopportabile lista ordinata di link, ha plasmato non solo la nostra ricerca, ma l’intera economia del web. Milioni di siti, tra cui il nostro, hanno costruito il loro piccolo business sulla visibilità in Google. Ora, questo impero è in crisi, e il popcorn è già pronto.
Certo, Google continua a blaterare che “la morte del web è stata annunciata per 25 anni, e non sta accadendo”. Bugia! I segnali sono più chiari da almeno un anno. La gente clicca sugli AI Overview, ma questo potrebbe non bastare a tenere in piedi siti che dipendono dal traffico organico. L’AI, con la sua abilità di estrarre e sintetizzare informazioni, rende la visita alla fonte originale sempre meno necessaria. Praticamente ci dice: “Non ti scomodare, ho già fatto il lavoro sporco per te.”
La visione di Google per il futuro della ricerca è una tela bianca personalizzabile: video generati automaticamente (chissà che capolavori!), podcast, grafici interattivi e persino applicazioni web create ad hoc da Gemini. Funzionalità come Search Live, che ci permette di chiacchierare col motore di ricerca o addirittura puntare la fotocamera (che fine ha fatto la privacy?), fondono la ricerca con la realtà aumentata e l’interazione “naturale”. Non più ricerca di informazioni, ma esecuzione diretta di azioni. Praticamente, ci trasformeranno in robot teleguidati.
Il Silenzio dei Link e l’Economia dell’Attenzione Mediata (o il “Ciao Ciao” ai Soldi)
In questa nuova era, il web come lo conosciamo rischia di diventare uno strato invisibile, accessibile principalmente tramite gli intermediari AI. Gli agenti AI potrebbero sostituire la navigazione tradizionale, decidendo e agendo al posto nostro. E qui, miei cari content creator, sorgono le domande cruciali che ci tolgono il sonno.
Se gli utenti non visitano più direttamente i siti, come diavolo faremo a generare ricavi dalla pubblicità o dalle iscrizioni? Il modello pubblicitario che ha sostenuto il web per decenni si basava sulla scarsità dell’attenzione umana. Ma nel mondo degli agenti AI, questa dinamica si spezza. Gli agenti sono impermeabili alla pubblicità (beati loro!) e prendono decisioni basate su parametri ben diversi dall’appeal emotivo di un annuncio. Le partnership tra Google e fornitori di contenuti, come agenzie di stampa o piattaforme come Reddit, sono tentativi disperati di arginare l’emorragia, ma dubito basteranno a lungo termine.
Questa transizione segna potenzialmente la fine di un’era, un po’ come quando è arrivato il CD e le cassette sono finite in soffitta. La navigazione web tradizionale potrebbe diventare un’attività di nicchia, come la radio a onde corte o i negozi di dischi per gli hipster. Un’intera economia che si trasforma in un hobby per appassionati, ovvero, una miseria. La sfida per l’ecosistema sarà trovare nuovi modelli economici che possano sostenere la creazione di contenuti di qualità in un mondo in cui l’accesso diretto è sempre più mediato dalla brillante (e forse un po’ tirannica) intelligenza artificiale.
Il web come reperto storico, quindi, non significa la sua sparizione (per ora), ma una profonda trasformazione del suo ruolo e della sua economia. Ciò che sta per crollare è la pagina dei risultati, perché, come ci ha detto Google con la sua saggezza millenaria, è un costrutto culturale. Il manufatto sottostante, il web, può ancora trovare un senso e sopravvivere. Ma dovrà diventare qualcosa di così radicalmente diverso che probabilmente non lo riconosceremo nemmeno.
Allora, siete pronti a navigare in un web senza link blu, o vi mancherà la fatica di cliccare per davvero?
L’articolo AI Agente Autonomo: Addio Ricerca, Benvenuta Pigrizia 2.0 proviene da CorriereNerd.it.
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