L’intelligenza artificiale sta cambiando le carte in tavola nel mondo della ricerca online, e la roba dei “link” e dei “click” che conosciamo potrebbe diventare preistoria. Sì, avete capito bene: il web come lo viviamo oggi è a rischio estinzione! E le conseguenze, credetemi, non sono da poco.
Google trema? ChatGPT e gli altri AI stanno arrivando!
Pensavate che Google fosse il re incontrastato della ricerca? Beh, è ancora così, con oltre il 90% del mercato e qualcosa come 14 miliardi di ricerche al giorno. Ma c’è una nuova minaccia all’orizzonte: l’AI generativa.
Certo, ChatGPT oggi ha una quota di mercato minuscola (solo lo 0,25%), ma sta crescendo a ritmi pazzeschi. Le stime dicono che nel 2025 potrebbe quadruplicare la sua fetta di torta, arrivando all’1%! E non è l’unico player in gioco: ci sono anche Perplexity AI (che si spaccia proprio per un motore di ricerca AI), la cinese DeepSeek, Claude e una marea di altri modelli linguistici che stanno diventando sempre più presenti nella nostra quotidianità.
L’era della ricerca conversazionale: “Googlare” non sarà più lo stesso! 
Perché tutta questa corsa dell’AI verso il mondo della ricerca? Semplice: i soldi! Il settore dell’AI generativa è in forte perdita, e il mercato delle ricerche online, che vale oltre 200 miliardi di dollari, è una boccata d’ossigeno vitale. Per OpenAI, conquistare anche solo l’1% di questo mercato significherebbe dimezzare le perdite!
E Google? Big G non sta certo a guardare. Consapevole della minaccia al suo monopolio, ha lanciato nel 2024 AI Overviews, uno strumento che ti dà risposte generate dall’AI direttamente in cima ai risultati di ricerca. Basta parole chiave, niente più scorrere mille link. Si entra nell’era della ricerca conversazionale: chiedi quello che vuoi in linguaggio naturale (“Qual è la quota di mercato di Google?”) e l’AI ti darà la risposta. Fine della storia.
I vantaggi… e i pericoli delle “allucinazioni” 
Certo, la ricerca conversazionale ha i suoi innegabili vantaggi. Puoi ottenere risposte in qualsiasi formato (sintetiche, approfondite, per punti!), fare domande che prima erano impossibili (trovare una parola dal suo significato) o addirittura farti organizzare un viaggio dettagliato in pochi minuti.
Ma attenzione, c’è un lato oscuro. Il rischio maggiore sono le “allucinazioni” dell’AI: quando il modello linguistico si inventa di sana pianta informazioni sbagliate o completamente false, ma le presenta come fatti. Vi è mai capitato di chiedere una cosa e ottenere una risposta totalmente sballata? Ecco. È successo, ad esempio, a Brian Hood, un politico australiano che si è visto accusare da ChatGPT di essere finito in prigione per tangenti! Non proprio il massimo per la sua carriera…
Il problema delle allucinazioni non è da sottovalutare, e sembra che sia un “difetto” intrinseco dei Large Language Model (LLM). Quindi, occhio ai disclaimer in homepage (“Può sbagliare, verifica le info importanti!”).
La “ricerca zero click” e la morte dei contenuti di qualità 
Se le allucinazioni sono un problema per noi utenti, per gli editori e chi crea contenuti sul web c’è una minaccia ancora più grande: la cannibalizzazione. Google, con i suoi “featured snippet” e ora con AI Overviews, sta dando risposte dirette alle nostre domande, spesso senza bisogno di farci cliccare su nessun link. Questo significa meno traffico per i siti, meno visualizzazioni e meno introiti pubblicitari.
Già oggi, il 66% delle ricerche su Google non porta a nessun click o ti manda su piattaforme di proprietà di Google (tipo YouTube). Con l’AI, questa tendenza si amplificherà. E se nessuno clicca più sui link, perché i siti dovrebbero continuare a produrre contenuti di qualità? Questa è la vera domanda da un milione di dollari.
Certo, Google dice che le persone “non vengono sempre in cerca della risposta diretta”, ma l’esperienza di Chegg, una società che vendeva materiali educativi online e che è andata in rovina perché ChatGPT e Google hanno iniziato a offrire gratis i suoi contenuti a pagamento, fa riflettere.
Un web senza link: meno stimoli, più controllo? 
Un futuro senza link significa anche un impoverimento della nostra esperienza online. Navigare il web tramite link è un apprendimento attivo, stimolante, che ci fa saltare da un’idea all’altra, esplorare punti di vista diversi e farci un’idea nostra. Se l’AI ci dà la risposta “pronta”, cosa rimane di tutto questo?
E c’è un altro rischio enorme: quello politico. Se chiedo a Google (o a un’AI come Grok di Elon Musk) “cosa ha causato l’invasione dell’Ucraina?”, oggi trovo mille articoli e opinioni diverse. Domani, potrei ricevere una singola risposta AI-generated che riflette la visione del proprietario dell’AI. Vi sembra un problema da poco?
L’era degli AI Agent: il web come interfaccia unica 
E non è finita qui! L’obiettivo finale di questa “ricerca zero click” sono gli AI Agent. Immaginate un ChatGPT che non solo riassume, ma fa le cose al posto vostro: prenota un volo, ordina su Amazon, organizza il calendario. Diventeranno l’unica interfaccia di cui abbiamo bisogno.
Questo sta già creando problemi a settori come l’e-commerce o il food delivery, che vedono calare il traffico sulle loro app. Se gli AI Agent diventeranno la porta unica per Internet, il rischio è un web sempre meno ricco, meno aperto e sempre più controllato da pochi “broligarchs” che avranno un’influenza enorme sulla nostra percezione della realtà.
È davvero questo il futuro che vogliamo per l’open web? La discussione è aperta, e il vostro parere conta! Cosa ne pensate di questo cambiamento epocale? Fatecelo sapere nei commenti!
L’articolo Addio Link? L’AI sta Rivoluzionando il Web (e la tua vita nerd!) proviene da CorriereNerd.it.
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