È dal 1979 che siamo intrappolati nel buio silenzioso dello spazio, un luogo dove le nostre grida non possono essere udite. Un luogo che un tempo era dominio di sogni e scoperte, ma che è diventato il palcoscenico del nostro incubo più profondo. Quaranta-sei anni fa, una creatura nata dalla mente visionaria di H.R. Giger e dalle penne di Dan O’Bannon e Ronald Shusett, ha cambiato per sempre il volto della fantascienza e dell’horror cinematografico. Alien, diretto da un giovane e geniale Ridley Scott, non è stato solo un film: è stato un terremoto culturale. Ha creato un universo narrativo in cui l’orrore cosmico si fondeva con interrogativi filosofici, paure ataviche e una spietata riflessione sulla natura dell’umanità stessa. Questo patrimonio, che ha resistito per decenni, è oggi al centro di un’opera monumentale, un saggio che promette di svelare ogni segreto celato nell’ombra degli Xenomorfi.
Il saggio in questione, “I segreti di Alien – Gnosi, orrore cosmico, scienza e IA nella saga degli Xenomorfi” (Mimesis Edizioni), scritto a quattro mani da Paolo Riberi e Giancarlo Genta, con la prefazione del critico Emanuele Rauco, è molto più di una semplice analisi cinematografica. Come suggerisce Rauco, è un affascinante esercizio di pensiero filosofico e scientifico che ci offre una chiave per decifrare l’universo di Alien, riflettendo su questioni che sono più attuali che mai e che definiscono il nostro presente e il nostro futuro.
Uno specchio nero dell’anima umana
Il libro va ben oltre la pura cronologia dei film, dei sequel, dei prequel e dei controversi crossover come Alien vs Predator. Riberi e Genta scavano nelle radici più profonde del franchise, esplorando il substrato culturale e simbolico che ha dato vita a un’icona dell’orrore. Il lettore viene condotto in un viaggio intellettuale che parte dalle illustrazioni biomeccaniche di Giger e arriva fino alle implicazioni filosofiche di Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017), passando per le suggestioni biologiche di Charles Darwin e i brividi cosmici del “solitario di Providence”, H.P. Lovecraft. Il saggio esplora connessioni inattese: dai vangeli gnostici al mito del femminino sacro, dalle visioni profetiche della terraformazione alle insidiose domande sull’intelligenza artificiale, ogni singolo aspetto della saga viene sviscerato e analizzato con una profondità sorprendente.
Una delle rivelazioni più affascinanti è l’ispirazione biologica che si cela dietro la creatura. Gli autori riscoprono una lettera del 1860 di Charles Darwin, dove il celebre naturalista esprime il suo profondo sgomento di fronte agli icneumonidi, vespe parassite che depongono le proprie uova all’interno del corpo vivo di altri insetti. Questa dinamica di riproduzione, così crudele e spietata, è stata la fonte d’ispirazione per il famigerato e terrificante ciclo vitale dell’alieno: uovo, facehugger, chestburster, e infine, la morte inevitabile dell’ospite. Ma lo Xenomorfo, in questa nuova lettura, non è soltanto un’entità biologica. Diventa una metafora vivente del male assoluto, una creatura “lovecraftiana” che incarna il caos primordiale e il terrore dell’insignificanza umana di fronte all’universo sconfinato e indifferente.
Antichi orrori e nuove divinità
Il saggio traccia un affascinante parallelo tra le opere di H.P. Lovecraft e i prequel diretti da Scott, rivelando una sorprendente rete di affinità. La visione nichilista, l’idea di divinità indifferenti o apertamente ostili e l’ossessione per conoscenze proibite e segrete sono tutti elementi che legano inestricabilmente l’orrore cosmico di Lovecraft all’atmosfera di Prometheus e Covenant. Gli Ingegneri, misteriosi creatori dell’umanità e in qualche modo responsabili della genesi dello Xenomorfo, assumono una figura gnostica, portatori di un sapere ancestrale che, come nelle antiche tradizioni eretiche, può salvare o dannare.
Ma l’analisi non sarebbe completa senza un’indagine sulla vera nemesi della saga: la Compagnia Weyland-Yutani. La corporazione incarna il volto più oscuro e spietato del capitalismo interstellare, dove ogni forma di vita, umana o aliena, è considerata semplicemente un asset da sfruttare senza scrupoli. Un’avidità che trova il suo specchio tecnologico negli androidi, da Ash a David, figure ambigue e spesso più terrificanti degli alieni stessi. Riberi e Genta, uno studioso di storia antica e simbolismo cinematografico e l’altro ingegnere aerospaziale e divulgatore scientifico, descrivono persino il processo di “costruzione” di un sintetico, dimostrando come anche le più rigide regolamentazioni possano essere aggirate, ponendo domande inquietanti sul concetto di umanità e coscienza.
Il manuale di sopravvivenza del nerd
In definitiva, “I segreti di Alien” è molto più di una semplice guida per cinefili o di una ricostruzione produttiva dei film. È un’analisi a 360 gradi che intreccia magistralmente filosofia, teologia, scienza e cultura pop. Ci aiuta a vedere oltre il terrore superficiale per cogliere i significati più profondi e nascosti che rendono questa saga tanto intramontabile quanto letale il suo mostro iconico.
E così, come nello spazio, dove nessuno può sentirti urlare, questo saggio ci ricorda che dietro ogni spavento si nasconde una domanda molto più inquietante: cosa ci dice, davvero, di noi stessi lo Xenomorfo? E voi, qual è il momento che vi ha fatto capire che non stavate guardando solo un film di fantascienza, ma un vero e proprio mito moderno?
L’articolo I segreti di Alien. Gnosi, orrore cosmico, scienza e IA nella saga degli Xenomorfi – il saggio che disseziona lo Xenomorfo come mai prima d’ora proviene da CorriereNerd.it.
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