C’è una città che da quattro anni si fa portavoce di una rivoluzione silenziosa ma incalzante: quella dell’innovazione a misura d’uomo. Torino, da sempre crocevia tra industria e cultura, si prepara ad accogliere nuovamente il Festival del Digitale Popolare, giunto alla sua quarta edizione e pronto a trasformare Piazza Vittorio in un vero e proprio laboratorio urbano del futuro. Le date da segnare sul calendario sono il 10 e 11 ottobre 2025, ma ciò che accadrà in quei due giorni è destinato a lasciare un segno ben oltre lo spazio-tempo dell’evento.
La città che verrà: un’utopia concreta?
Tema portante di quest’anno è “La Città del Futuro”, un concetto che suona tanto cyberpunk quanto filosofico, ma che al Festival viene affrontato con spirito radicalmente inclusivo. Non si parla di scenari distopici da romanzo di Philip K. Dick, ma di possibilità reali, concrete, tangibili. Come vivremo tra vent’anni? Le strade saranno intelligenti? Le piazze digitali sostituiranno le agorà fisiche o le integreranno? E soprattutto: sarà un futuro per tutti, o solo per pochi?
A queste domande cercheranno di rispondere pensatori, innovatori, artisti, attivisti digitali, giovani visionari e chiunque voglia prendere parte a un dibattito che riguarda il nostro domani più di quanto immaginiamo. Il Festival del Digitale Popolare non è, e non vuole essere, una fiera della tecnologia fine a sé stessa. È uno spazio condiviso in cui il digitale diventa strumento di cittadinanza attiva, leva per una società più equa, sostenibile, accessibile.
Un festival davvero popolare
Non è un caso se si parla di “popolare” nel nome: questo festival nasce per tutti. Non serve un PhD in informatica o una startup da pitchare a Silicon Valley. Serve solo curiosità, voglia di capire, desiderio di essere parte del cambiamento. Lo testimoniano i numeri dello scorso anno: oltre 5.000 presenze, centinaia di ospiti da tutta Italia, migliaia di interazioni online e una community in continua espansione. Il ritorno a Piazza Vittorio, luogo simbolico e crocevia urbano torinese, è la conferma di un legame profondo tra il territorio e il futuro che si vuole costruire.
Ma attenzione: se vi aspettate l’ennesima sfilata di keynote autocelebrativi e tech talk autoreferenziali, siete fuori strada. Qui si ragiona di città intelligenti, sì, ma anche di cultura del web, intelligenza artificiale etica, accessibilità, inclusione sociale e arte digitale. E quest’anno, più che mai, saranno protagonisti anche i giovani, i content creator, gli artisti e i maker, che renderanno il festival un caleidoscopio di idee, contaminazioni e provocazioni creative.
Un manifesto che è una visione
A dare un volto – e che volto! – a questa edizione 2025 è il manifesto firmato da Sergio Algozzino, artista poliedrico e tra le penne (e matite) più ispirate della scena fumettistica italiana. La sua illustrazione ufficiale è un piccolo capolavoro narrativo che condensa il senso stesso del Festival: una figura ibrida, fluida, umana e tecnologica allo stesso tempo, si fonde letteralmente con la città. Il suo corpo è attraversato da circuiti che non invadono, ma connettono, in un’armonia visiva tra analogico e digitale.
Non è un cyborg da incubo fantascientifico, ma un simbolo di convivenza possibile tra identità, territorio e innovazione. Una nuova mitologia urbana, in cui la città non è più solo sfondo o scenario, ma parte integrante dell’identità umana, prolungamento del pensiero, del corpo e dell’anima.
“Sergio ha colto in pieno lo spirito del Festival – spiega Antonio Mannino, Direttore Generale e Artistico di Etna Comics –. È un autore capace di dare forma visiva a concetti complessi con uno stile riconoscibile, che non sacrifica mai la poesia alla tecnica. La sua opera è un ponte tra futuro e sensibilità umana.”
Algozzino non è certo un nome nuovo per chi bazzica le fiere del fumetto e le librerie indipendenti: nato a Palermo nel 1978, ha pubblicato per Panini Comics, collaborato con Disney, Pixar e Bonelli, ed è autore di opere cult come Ballata per Fabrizio De André e Memorie a 8bit, che ha ricevuto il premio Romics nel 2015. È anche docente, youtuber, musicista. Un artista totale, proprio come totale è la visione di questa edizione del Festival.
Tecnologia per le persone, non viceversa
Nel commentare il programma e le scelte artistiche, Francesco Nicodemo, Direttore Editoriale della Fondazione Italia Digitale, ci ricorda perché questo evento non è solo un rituale per appassionati, ma un vero progetto sociale. “Il nostro obiettivo – afferma – è semplice: mettere la tecnologia al servizio dell’essere umano, non il contrario. Le città sono il cuore pulsante della trasformazione digitale, e il Festival vuole essere uno spazio pubblico in cui l’innovazione migliora la vita collettiva, non la sostituisce.”
Un messaggio forte, soprattutto in un’epoca in cui il digitale rischia di diventare sinonimo di disuguaglianza o alienazione. Il Festival del Digitale Popolare, invece, cerca di ribaltare la narrazione: non si tratta di dominare la tecnologia, ma di farla nostra, comprenderla, usarla per costruire ponti anziché muri.
Il Festival del Digitale Popolare è molto più di un evento. È una dichiarazione d’intenti, un atto di cittadinanza creativa, un esperimento collettivo in cui il digitale non è spettacolo, ma strumento di partecipazione. Se siete nerd, geek, artisti, attivisti, curiosi o semplicemente umani in cerca di futuro, segnatevi quelle date: 10 e 11 ottobre 2025, Torino.
Perché il futuro, quello vero, si costruisce solo insieme. E forse, proprio in una piazza.
L’articolo Il 10 e 11 ottobre 2025 Torino ospita il Festival del Digitale Popolare: visioni, tecnologia e città del futuro proviene da CorriereNerd.it.
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