Navigando per la rete, pensavo di aver visto tutto. Credevo, ingenuamente, che le stranezze più assurde del web non potessero più sorprendermi. E invece, mi sbagliavo di grosso. Perché c’è un angolo oscuro di internet che riesce ancora a lasciarmi senza parole, a farmi crollare ogni residua fiducia nell’umanità. Oggi vi racconto una storia che sembra uscita da un incubo distorto e che, invece, è tristemente reale: è il fenomeno chiamato “OnlyDown”. Scoperto grazie alla segnalazione di AIPD (Associazione Italiana Persone con sindrome di Down), “OnlyDown” è il nome, a dir poco agghiacciante, di una nuova tendenza online che utilizza l’intelligenza artificiale per creare falsi profili di ragazze e donne con sindrome di Down, a scopo di lucro. Avete capito bene: qualcuno sta usando il deepfake e immagini rubate da internet per “fabbricare” persone inesistenti con tratti somatici tipici della sindrome di Down, le ritocca rendendole provocanti e poi monetizza il tutto su piattaforme come OnlyFans.
L’orrore non finisce qui. Il modus operandi è subdolo e perverso: si parte da profili apparentemente innocui su Instagram o TikTok, dove queste figure create artificialmente mostrano scorci di una vita quotidiana, spesso raccontando storie ispirate a realtà vere. Ma, scavando più a fondo, si scopre l’inganno: questi account sono falsi, gestiti da persone che di umano hanno ben poco, se non l’avidità. Tramite link disseminati sui social, si viene dirottati su canali Telegram che propongono l’acquisto di accessi ai profili OnlyFans di queste “modelle” deepfake, vendendo contenuti esplicitamente sessuali.
Uno dei casi più eclatanti è quello di “Maria Dopari“, una presunta modella con sindrome di Down che in pochissimo tempo aveva raccolto quasi 150.000 follower su Instagram. Maria però non esiste. È una creazione artificiale, un collage digitale nato dalla fusione di corpi e volti reali manipolati per generare un feticcio sessuale. Un’idea talmente assurda e depravata che faccio fatica a credere sia potuta emergere in un’epoca dove si parla tanto di inclusione e rispetto delle diversità. Il termine tecnico di questa parafilia è “Devotee”: una forma di attrazione sessuale verso persone con disabilità. E se già questo fenomeno meriterebbe un approfondimento a parte, quello che accade con “OnlyDown” è qualcosa di ancora più mostruoso: la disabilità non viene solo feticizzata, ma è anche strumentalizzata per generare profitti senza il consenso di chi è stato ritratto o ispirato per queste creazioni.
La regolamentazione, inutile dirlo, è ancora indietro anni luce rispetto alla velocità con cui la perversione umana si adatta e sfrutta le nuove tecnologie. Non ci sono regole chiare che proteggano le persone reali, non esistono filtri efficaci per bloccare questo genere di contenuti prima che facciano danni irreparabili. E anche laddove qualche piattaforma prova ad agire, la mole di contenuti è tale da rendere il contrasto una battaglia impari.
Quello che più mi addolora, personalmente, è che all’inizio avevo creduto che quei profili raccontassero storie autentiche di empowerment. Avevo pensato: “Che bello! Finalmente la diversità è visibile e celebrata anche sui social!”. E invece no. Dietro quelle foto, dietro quei video apparentemente positivi, c’è un mercato nero di immagini rubate, di corpi inesistenti manipolati per soddisfare i peggiori istinti.
Siamo davvero arrivati al punto in cui anche la più nobile delle cause può essere corrotta e mercificata senza alcun rispetto per la dignità umana? Mi viene da pensare che, forse, internet sta diventando un luogo così tossico che solo una profonda rivoluzione etica e legislativa potrà salvarlo.
Non so voi, ma io mi sento tradita e profondamente triste. E, come spesso accade, mi rendo conto che non basta indignarsi: bisogna parlarne, denunciare, creare consapevolezza. Perché solo facendo luce su queste realtà possiamo sperare di costruire un web migliore.
E voi cosa ne pensate? Vi è mai capitato di imbattervi in fenomeni simili? Vi invito a condividere questo articolo sui vostri social e a commentare: è importantissimo che più persone possibili conoscano questi inquietanti sviluppi. Solo insieme possiamo cambiare davvero le cose.
L’articolo OnlyDown: il lato oscuro del deepfake che sfrutta la disabilità per soldi proviene da CorriereNerd.it.
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